giovedì 18 novembre 2021

Eresia per un giorno perso di Valeriu Stancu

Valeriu Stancu è un esponente significativo di quelle letterature dei paesi dell’est ancora complessivamente poco conosciute nell’Europa occidentale – soprattutto la poesia - ma ricche di una loro personalità e tradizione, non solo profondamente radicate nella storia del paese, ma in continuo dialogo con i modelli alti del mainstream mitteleuropeo. Valeriu Stancu è un caso emblematico di questa condizione “periferica”, che va sempre più sgretolandosi in un mondo 2.0, ma che consente ancora il privilegio dell’ “elicopter view”. Ci troviamo di fronte ad un poeta che guarda con amore e dedizione al simbolismo francese, di cui cita espressamente i numi tutelari Rimbaud e Baudelaire, prescindendo da ogni localismo e riferimento diretto alla sua travagliata Romania. (Andrea Tavernati)

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11 commenti:

  1. Fra il XII e il XIII secolo, al moltiplicarsi delle esperienze religiose fa riscontro l’intolleranza ecclesiastica verso ogni forma di autonomia quale espressione di una volontà di inquadramento tesa a dirigere ogni aspetto della vita degli uomini. La sintesi non fu sempre possibile. Ne derivarono esclusioni, anche violente, e integrazioni proficue. Una parte prevalse, l’altra soccombette: storicamente vinti furono gli eretici, vincitori gli uomini di chiesa. Poiché il conflitto fu tra singoli e gruppi, il libro ruota intorno a figure-cardine individuali e collettive: da Pietro di Bruis a Dolcino di Novara attraverso valdesi, umiliati, catari, amalriciani, apostolici e «santi» eretici.

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  2. La Gnosi è un'eresia che pretende che la salvezza non venga da Dio ma dall'uomo attraverso una conoscenza iniziatica che rifiuta la realtà naturale per riplasmarla. Da sempre presente nella storia del cristianesimo e ripetutamente condannato, lo gnosticismo è stato inteso invece negli ultimi anni come un contributo positivo al dibattito teologico e uno sviluppo dialettico utile al futuro della Chiesa. Questo libro analizza l'eresia gnostica nelle sue relazioni con il pensiero moderno attraverso pensatori come Rahner, Maritain o Metz, la "svolta antropologica" della teologia cattolica contemporanea e movimenti come la Riforma luterana o la Teologia della Liberazione. L'esito di tutto questo però può essere solo uno: la secolarizzazione.

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  3. Dalla polemica contro le credenze, le pratiche devozionali e i culti superstiziosi al rifiuto radicale di ogni iconografia religiosa, fino ai fenomeni di iconoclastia che ne scaturirono anche al di qua delle Alpi. Dall'uso di immagini come strumenti di lotta antipapale, propaganda e proselitismo ai casi di pittori processati dall'Inquisizione. Sono molti i temi presi in considerazione in questo libro. Ma l'attenzione è soprattutto puntata su opere e artisti variamente segnati da matrici e sensibilità difformi dall'ortodossia cattolica, di volta in volta inseriti negli specifici contesti politici e religiosi di città come Napoli, Firenze, Roma, Venezia, Ferrara, Mantova, durante i decisivi decenni tra il sacco di Roma del 1527 e la conclusione del concilio di Trento nel 1563. Ne emerge una trama di immagini capaci di sottrarsi ai vincoli della tradizione iconografica, della committenza, della sorveglianza inquisitoriale per esprimere orientamenti dottrinali, inquietudini religiose, speranze di rinnovamento, appartenenze identitarie non più compatibili con l'ortodossia cattolica. A esserne coinvolti furono pittori e scultori minori e minimi, così come grandi maestri del tardo Rinascimento, da Lorenzo Lotto a Iacopo Pontormo, da Sebastiano del Piombo a Baccio Bandinelli, fino ai sommi Michelangelo e Tiziano. Il che contribuisce a spiegare perché la questione del controllo delle immagini diventasse cruciale per i padri tridentini e la Chiesa della Controriforma.

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  4. Un'indagine, quasi poliziesca, sulle tracce di un gruppo ereticale che l'Inquisizione ha tentato di cancellare dalla storia. Nell'Italia del Cinquecento, lacerata dal dissenso protestante, un monaco benedettino, Giorgio Rioli detto Giorgio Siculo, annunciò rivelazioni straordinarie. Potenti e umili, religiosi e laici lo seguirono affascinati. Giorgio Siculo consigliava ai protestanti dispersi per l'Italia di adattarsi all'ortodossia cattolica, ma ai seguaci più stretti confidava una dottrina segreta, che gli era stata comunicata - affermava - direttamente da Cristo, e che si opponeva in maniera radicale sia al protestantesimo sia al cattolicesimo. Denunciato dai protestanti all'Inquisizione romana, Giorgio Siculo venne processato a Ferrara nel 1551 come eretico, condannato e impiccato. La persecuzione dei suoi seguaci e la distruzione dei suoi scritti si protrassero ostinatamente per decenni. Delle idee di Giorgio Siculo non doveva rimanere

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  5. Opera in due volumi. Il secondo secolo fu un periodo travagliato per la Chiesa sia a causa delle persecuzioni che del sorgere di varie eresie, tra le quali la piu' pericolosa fu quella gnostica. Contro di essa S. Ireneo, che aveva alle spalle una formidabile preparazione classica e filosofica, scrisse quest'opera stroncando per sempre la subdola eresia che negava la Creazione e l'incarnazione di Cristo, travisando e manipolando le Sacre Scritture.

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  6. La "Divina commedia" è attraversata da enigmi, sconcertanti presenze e strane assenze. Chi è il "veltro"? Perché l'infedele e "meretrice" Cunizza è in Paradiso e Francesca da Rimini in Inferno? Perché Dante non cita mai i Catari, la grande "eresia" che a quel tempo era così diffusa proprio nelle zone in cui egli viveva? Queste sono solo alcune delle domande che da sempre si pongono lettori e critici. Per trovare una soluzione è spesso necessario allargare il campo, spingere lo sguardo altrove. È quanto ha fatto Maria Soresina. Da appassionata studiosa delle filosofie indiane, l'autrice ha notato una serie di sorprendenti analogie tra queste e il poema dantesco, come la corrispondenza tra la legge del karma e quella del contrappasso, o la presenza del guru come guida nel cammino. Da qui è nata l'ipotesi di inoltrarsi in un confronto più approfondito tra questi due mondi. Un'intuizione che ha fornito una chiave di lettura in grado di ripercorrere la trama di enigmi e di indizi di cui il poema è intessuto, e di penetrare così nel significato profondo, nelle segrete cose, di un'opera tanto ricca di simboli e di allegorie.

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  7. Al centro dell'Eresia di Spinoza c'è un mistero: perché all'età di ventiquattro anni il filosofo olandese venne così duramente bandito dalla comunità ebraica di Amsterdam? In questo "seguito filosofico" della sua biografia dedicata a Spinoza (Einaudi 2002), Steven Nadler, dopo aver valutato diverse possibili spiegazioni, rintraccia la causa del celebre interdetto nella negazione spinoziana dell'immortalità dell'anima. Ma dato che nella cultura ebraica non esisteva un dogma specifico al riguardo, il mistero non fa che infittirsi. Resta il fatto che, per una serie di ragioni religiose, storiche e politiche, ad Amsterdam nel 1650 era assai pericoloso sostenere una cosa simile.

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  8. Nel 1182 o 83, Chrétien di Troyes scrive Perceval le Gallois o Il Racconto del Graal, su commissione del conte delle Fiandre, Filippo di Alsazia. Dopo il 1215, una seconda ondata offre altri due Seguiti e l'immenso corpus del Lancillotto-Graal che, sul piano del contenuto spirituale, culmina intorno al 1225 con La ricerca del Santo Graal. Il dato importante sta nel fatto che tutto il ciclo nasce e cresce contemporaneamente alla preparazione e lo svolgimento della crociata contro gli albigesi, cioè la lunga guerra suscitata dal papato romano per sradicare dalla regione della Linguadoca l'eresia catara. La domanda cruciale che sta alla base del lavoro dell'autore di questo saggio storico è: perché il ciclo del Graal si è sviluppato proprio nel tempo in cui la Chiesa mobilitava le coscienze contro la grande eresia dualista del catarismo? Il libro cerca di rispondere a questo quesito con una grande attenzione alle fonti storiche e attraverso un linguaggio chiaro e accessibile.

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  9. Scrive Paolo Vian: «Manselli era convinto che l'eresia catara, una risposta all'eterno problema del male, abbia rappresentato la più grande sfida, la più insidiosa minaccia al cristianesimo medievale in Occidente. L'anti-Chiesa catara, con la sua organizzazione, con la sua capacità di persuasione, con la sua diffusione capillare, permeò molteplici espressioni della vita sociale, politica e culturale dell'Europa fra XII e XIII secolo (era cataro Farinata degli Uberti). Poi, agli inizi del Trecento, scomparve quasi senza lasciare traccia. Di fronte a questa sparizione, Manselli tornò a interrogarsi sul ruolo dei "vinti" nella storia: al di là della sconfitta, quale fu la loro funzione? Il vincitore uscì trasformato dal conflitto: per vincere i Catari "la Chiesa - scrisse Manselli - ha dovuto approfondire e rinnovare in direzioni precise il suo bagaglio culturale, ha dovuto modificare profondamente le sue strutture. Domenicani e francescani (...) sono una diretta conseguenza dei catari e non minore conseguenza ne è l'Inquisizione». «Ma più di tutto forse la Chiesa cattolica venne portata ad un riesame di sé stessa, a migliorarsi, a riformarsi, senza tregua, per due secoli».

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  10. Stregoneria, diavoli e pratiche magiche raccontate dall'antropologo torinese Massimo Centini. La caccia alle streghe ha lasciato tracce profonde nella storia: infatti, di tutta una serie di casi sono rinvenibili documenti attraverso i quali si possono ricostruire le fasi di eventi drammatici che, soprattutto tra la seconda metà del XIV secolo a tutto il XVII, determinarono azioni repressive pesantissime. Andiamo allora alla ricerca delle fonti e cerchiamo di conoscere da vicino le streghe piemontesi e liguri, con la visione dello storico, ma lasciandoci trasportare allo stesso tempo dal fascino del mito e della leggenda.

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  11. "Gli stimoli provenienti a una società sempre più cosmopolita e policroma, qual è quella in cui viviamo oggi, potranno probabilmente mettere in condizione i giovani studiosi di apprezzare i "cristianesimi" dell'antichità, nelle loro diverse declinazioni e caratterizzazioni culturali meglio di quanto non sia avvenuto nei decenni scorsi, quando si era persuasi di separare con l'accetta bianco e nero, verità ed errore, ortodossia ed eresia, e ciò a discapito dei chiaroscuri di cui è fatta la storia e la vita stessa, anche quella degli antichi cristiani" (G. Rinaldi). Questo libro intende offrire ai lettori un panorama il più completo possibile delle fonti utili per studiare le correnti del cristianesimo antico che sarebbero state poi definite "ereticali". Lo studio non comprende solo le fonti letterarie ma anche quelle documentarie: archeologia, iscrizioni, papiri. Inoltre, per la prima volta, sono presentate le testimonianze dei pagani sulle eresie e sulle lotte interne tra cristiani. Il repertorio include un elenco completo delle leggi dei secoli IV-V miranti a reprimere il dissenso religioso e le eresie.

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