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venerdì 1 dicembre 2023

Pesci assennati hanno inventato l’acquario di Andrej Sen-Sen’kov a cura di Paolo Galvagni

Andrej Sen-Sen’kov è stato tradotto in 31 lingue. Nel 2015 il PENclub statunitense lo ha premiato per il miglior libro di poesie tradotte in inglese. La prima traduzione italiana di suoi versi risale al 1999 nella rivista “Poesia”. Poi sono seguite pubblicazioni in rivista e in volume. Ha vissuto a lungo a Mosca; in seguito all’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022, ha lasciato la Russia per rifugiarsi ad Almaty (Kazachstan), dove continua a svolgere la professione medica. Nei versi di Sen-Sen’kov* sono palesi i rapporti con il mondo della pittura, come pure la commistione di generi e di nazioni. In particolare il legame con Vermeer: la pittura dello sguardo, la raffinatezza dei dettagli, la loro importanza; si veda la lirica “Vermeer capovolto alcune volte”, in cui domina la creazione e il sostegno dato alla solidità. L’azione artistica e letteraria in particolare lavora sulla conservazione e sul sostegno della solidità della vita e della bellezza nell’essere umano. (Paolo Galvagni)

L’immagine di copertina è realizzata da Kira Freger

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mercoledì 15 novembre 2023

Dove nessuno vive di Massimiliano Marrani

“A ogni inizio sezione ho inserito alcuni appunti sulla poesia che raccolgo da un po’ di tempo. Mi sarebbe stato consigliato di raggrupparli a parte per non appesantire i testi già dal primo verso e non intimidire il Lettore e forse confonderlo. Credo fosse un consiglio tutt’altro che infondato, ma non m’importa. Mi piace l’idea di presentarli come una sorta di siparietto o piccolo test di tenuta. Nei mesi hanno anche avuto la funzione di tenere viva in me la domanda sul senso che avrebbe scrivere poesia quando è evidente che non interessa quasi a nessuno. Le ragioni dell’ormai nota condizione di quest’arte sono di certo più profonde di quanto gli appunti avrebbero l’ambizione di indicare; andrebbero forse ricercate nel progressivo offuscamento di quello sfondo arcaico da cui il linguaggio emerse, per arrivare allo sradicamento di quest’ultimo, così iperinformato, iperspecializzato, privo di misura e in bilico sul nulla. Però è un fatto che quanto si possa definire “verità” lo si domandi alla tecnica - dispensatrice di scienza, tecnologie sofisticate, produttrice seriale di cose - non più all’arte, né alla filosofia né alla religione (…) / dalla nota dell’autore

In copertina: La mia testa © particolare, 70x100
pastello e olio su carta telata, di Massimiliano Marrani

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lunedì 6 novembre 2023

Nelle vene del mondo / Poesie 2000 - 2022 di Donato Di Poce

Nelle vene del mondo è la testimonianza di una mente che si interroga sul posto che la poesia e l’arte occupano nella vita dell’ uomo, e che cerca rispondere sempre attraverso l’onestà. (dall’introduzione di Hiram Barrios)


Donato Di Poce, ama definirsi autoironicamente, “un ex poeta che gioca a scacchi per spaventare i critici”. (Nato a Sora - FR - nel 1958, residente dal 1982 a Milano). Poeta, Critico d’Arte, Scrittore di Poesismi, Fotografo, Studioso del Rinascimento. Artista poliedrico, innovativo ed ironico, dotato di grande umanità, e CreAttività. Ha al suo attivo 43 libri pubblicati (tradotti anche in Inglese, Arabo, Rumeno, Esperanto e Spagnolo), 20 ebook e 40 libri d’arte Pulcinoelefante. Dal 1998 è teorico, promotore e collezionista di Taccuini d’Artista. Ha realizzato ©L’Archivio Internazionale di TACCUINI D’ARTISTA e Poetry Box di Donato Di Poce, progetto espositivo itinerante.

Vedi siti Internet: 

- https://www.wikipoesia.it/wiki/Donato_Di_Poce

  - www.donatodipoce.net 

- www.taccuinidartista.it  

- www.creactivitybranding.it

 

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lunedì 30 ottobre 2023

Gocce di silenzio - Gotas de silencio: Aforismi - Aforismos di Fernando Menéndez con la traduzione di Fabrizio Caramagna (collana di aforsimi Dissensi a cura di Donato Di Poce)

Possiamo allora affermare che questa silloge aforistica di Fernando Menéndez conferma in pieno l’inesauribile vitalità del genere più conciso, più arduo nella sua essenzialità, che l’universo della scrittura conosca. Non solo: laddove pare che tutto sia già stato detto, è sorprendente il modo in cui Menéndez riesca a estrarre dal déjà entendu, dei risvolti inediti e dei punti di osservazione ancora del tutto inesplorati. Quella del nostro autore è dunque un’interpretazione della realtà atemporale tanto peculiare quanto insolita; capace infatti di sorprendere, fornendo nuovi spunti al nostro immaginario.
(Anna Antolisei)

I disegni della cover e interni sono di Josè Fernando Menendez

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mercoledì 22 giugno 2022

Fra le pieghe del rosso di Marcello Buttazzo

“Questi versi son quelli d’un uomo innamorato che sa che al più gli è dato di guardare la donna di giorno e sognarla di notte, trasformando poi le pulsioni in liriche. Da par suo. Questo nuovo libro (dalla prima all’ultima “tessera”) è, dunque, un unico inno di Marcello all’amore. Al suo amore. All’amore di sempre. All’amore per la poesia. All’amore per la donna. All’ultima donna. (Vito Antonio Conte)

“La penna di Buttazzo è loquace nei confronti dell’anima e dei suoi palpiti, passa a setaccio l’effervescenza dei fremiti infiniti che percorrono la schiena dell’autore. L’amore è “l’unico possibile scenario aperto sul sogno”, quell’amore di cui il poeta non si accontenta di viverne le stagioni acerbe ma desidera indagare il rosso, anzi, le pieghe del rosso: “scovare il corso del sangue, l’ardimento temerario, il fermento delle stelle”. (Chiara Evangelista)

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lunedì 1 novembre 2021

Il falò della follia di Federico Lenzi

La banalità non merita poesia e Federico Lenzi qui sembra rispondere, con convinta adesione, a quanto Maurizio Cucchi andava affermando circa venti anni addietro. Si era appena entrati nel nuovo millennio e, notando che «la poesia civile non è genere che goda oggi di particolare fortuna», si diceva «convinto che il poeta abbia anche un dovere di interpretazione e intervento, di critica e denuncia, rispetto alla realtà del suo tempo». Possiamo parlare, dunque, di sistema nella riflessione poetica di Federico Lenzi? Sarebbe troppo impegnativo e si caricherebbe di eccesive responsabilità un neomaggiorenne. Con le inevitabili limitazioni dovute alla sua giovane età e con l’ammirazione per le sue numerose e piacevolmente disordinate frequentazioni culturali e letture, sembra di poter intravedere – talvolta in maniera evidente, talaltra in forma accennata – quanto Matteo Lefèvre, qualche anno fa, scrisse a proposito di una bella e controversa voce statunitense, parlando di «una poesia... comprometida, “impegnata”» e ponendo così in luce una «voce… libera e fresca, mai ingessata o annunciata». È questa freschezza di verso, che consente di descrivere un recinto di valori per la poesia di Federico Lenzi; un recinto ampio con diverse possibilità di essere allargato, non un hortus conclusus che ha il sapore dell’egoismo e della sufficienza, piuttosto che dell’organicità e della necessità di contaminarsi. Del resto, sono passati appena cinque anni da quando – già fisicamente fuori misura rispetto ai coetanei – Federico Lenzi usciva dalla scuola media, a volte “solo e pensoso”, tirandosi dietro il trolley di libri: immaginavo tanti libri e tanto spazio vuoto in quella valigia. Invece no, con i libri c’erano anche tanti frammenti e lacerti di un discorso che in queste pagine egli ha cercato di comporre in maniera più compiuta. È da credere che siano rimasti nel trolley tanti altri frammenti da elaborare e per questi ultimi il tempo della fioritura sembra già alle porte. (dalla prefazione di Angelo Sconosciuto)


Federico Lenzi nasce a Brindisi il 24 agosto nel 2001. Si dedica all’attività poetica a partire dai quindici anni, trovandola unico sfogo per liberarsi da quelle prigioni che alcuni chiamano adolescenza, altri prospettiva di vita. L’iniziale incanto della parola fine a se stessa viene poi mutato in favore di un’opera che tenti l’abbattimento di una società marcia, filo conduttore di questa raccolta. Da sempre affascinato dallo studio delle Lettere, studia e vive a Bologna, dove ancora si dedica all’Arte in attesa di idee più alte
In copertina: Burn it to the ground by Christopher Burns on Unsplash 
Photo by Camila Quintero Franco on Unsplash
Photo by Elijah O’Donnell on Unsplash
 
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... e adesso tutto cambia! di Giovanni Piero Paladini

La splendida e sensuale Rosetta incontra Mansoor, un affascinante musulmano iraniano, e se ne innamora perdutamente. Lo scontro culturale è sempre, drammaticamente, dietro l'angolo, tra religione, ipocrisie e ... ossessioni sessuali dalla forza inimmaginabileGiovanni Piero Paladini, sessantaduenne di origine salentina, laureato in giurisprudenza esperto di relazioni internazionali. 

Opera da anni nell'area MENA con la CONFIME - Confederazione Imprese Mediterranee di cui è fondatore e Presidente. Convertito all'Islam nel 2013 col nome "Khaled", è stato promotore della prima Università Islamica in Italia di cui è attualmente Presidente. E' alla sua quarta produzione letteraria dopo la trilogia dedicata all'Avv. Marco Latini, composta da "L'onore Perso", "Il decimo cerchio", "Il giuramento del falco". 

Avvertenza - L’opera è adatta ad un pubblico adulto, e per alcune scene in essa contenute potrebbe urtare la sensibilità e moralità del lettore, pertanto se ne sconsiglia la lettura alle persone facilmente impressionabili.

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Involuzione della specie di Luisa Bolleri

(collana Z a cura di Nicola Vacca per i Quaderni del Bardo Edizioni) -  Nelle sue narrazioni, l’autrice affronta temi di grande impatto emotivo, quali il disagio mentale, lo stalking, l’abbandono di un figlio, la pedofilia, la violenza sulle donne, il rapporto tra vivi e morti. Anche le sue poesie ricalcano i temi del disagio e della spersonalizzazione dell’individuo, smarrito in una società sempre più ostile. “Luisa Bolleri trasfigura la cronaca nella ragionevole estasi di versi puntuali, non docili, forgiati nell’irrequietezza. Al lettore è concesso di intravedere, in essi, l’inferno vivo dell’attualità” (dalla prefazione di Alessandro Vergari)


Luisa Bolleri vive a Empoli con la sua famiglia. Scrive romanzi, racconti e poesie, collaborando con alcune riviste letterarie. È membro di giuria in premi letterari. Ha pubblicato i romanzi: Quella notte, Ibiskos Ed.Risolo, 2011; L’incubo, Leonida Edizioni, 2013; Il tunnel, Ibiskos Ed.Risolo, 2013; Pioggia, Leonida Edizioni, 2015; Il vento e il silenzio, Ibiskos Ed.Risolo, 2015; Il presagio, Leonida Edizioni, 2016; Recentemente è uscita la raccolta di racconti “Precipitare”, Leonida Edizioni, 2019

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Il venditore di Stelle di Oleksandr Irvanets

“In un’intervista rilasciata nell’aprile del 2016, Irvanets afferma che in gioventù era molto lirico, scriveva bei versi d’amore; poi il vino è diventato aceto: la satira ha preso il sopravvento. Ha acquisito l’immagine sociale dell’umorista, dell’uomo dalla parola aspra. I talenti poetici si dividono in diversi segmenti. Irvanets non si può definire un poeta cantore: anche nelle liriche amorose talora introduce note sarcastiche. La vena lirica pare essersi seccata, mentre si è sviluppata quella sarcastica, che ha preso il sopravvento su tutto (cura e traduzione di Paolo Galvagni)


Oleksandr Irvanets è nato nel 1961 a L’viv, importante centro culturale dell’Ucraina sud-occidentale. È cresciuto a Rivne. Nel 1980 si è diplomato all’Istituto Pedagogico di Dubno, nel 1989 all’Istituto letterario di Mosca. Dal 1993 risiede a Irpen’ nei pressi di Kyïv. Ha pubblicato la prima poesia nel 1979.

 

 

Di me e degli altri di Lucia Iovino

(collana Z a cura di Nicola Vacca) “Una mano vi accarezza il viso, vi rilassate, vi piace, sorridete; improvvisamente quella mano vi dà uno schiaffo che vi stordisce, mai riuscirete a spiegarvi il perché di quel gesto. La poesia di Lucia Iovino è così: una carezza e una sberla, un’illusione che diventa improvvisamente disillusione, o meglio, consapevolezza della realtà. I versi sono composti di parole semplici. Poesia nostalgica, poiesi di uno spirito che si sofferma sull’esperienza, e in questa ricerca del senso del passato si comprende il viaggio linguistico dell’autrice. Il suo pellegrinaggio nella vita la porta a riscoprire l’esistenza, a regredire per un attimo allo status di Alice, la quale dopo aver attraversato il paese delle meraviglie ritorna alla realtà abbacinata da una luce che rende meno spaventose le ombre della vita. Siamo di fronte a versi stoici, in cui la tranquillità e l’equilibrio delle parole riescono a conferire un sentimento di soddisfazione in chi legge; soddisfazione per aver vinto o perso con onore, con pazienza e perseveranza.” (Martino Ciano)



Lucia Iovino è nata a Torre Annunziata. Ha lavorato nella scuola ma la poesia è da sempre la sua passione. Questo è il suo primo libro.


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domenica 31 ottobre 2021

Il cancello ovvero: Ed(essa) è altrove di Francesco Pasca

"Alma e Alvise si amano. Il loro è un amore che appare come un'eterna rincorsa verso qualcosa di indefinito. Dalla piazza di Barbarano, piccola frazione di Morciano di Leuca, ha inizio una storia densa di enigmi che affascinano il lettore. Il topos letterario che emerge nel nuovo lavoro di Francesco Pasca si riconosce nell'abilità propria dell'autore nel plasmare la parola e darle una forma nuova. Stile, sintassi, retorica hanno un sapore diverso nei suoi romanzi dove prosa e poesia si sposano in un sortilegio che incanta. Tra le pagine de "Il cancello", libro appassionante perché mantiene vive le domande esistenziali, il Sud è solo un pretesto per raccontare uno stato d'animo convulso, complesso, astruso e straordinario come quello dei protagonisti." (Dall'introduzione di Paola Bisconti)

FRANCESCO PASCA è nato a Sanarica (Lecce) l'undici di giugno del 1946. Vive a san Pietro in Lama (Lecce). Nelle Arti Visive partecipa dal 1963 con contaminazioni che spaziano dal neocostruttivismo all'informale e con performance gestuali e visive.

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Giovanni Ronzoni: L'Arte per sottrazione a cura di Donato Di Poce

Giovanni Ronzoni è tra quei rari artisti contemporanei (perlopiù votati al marketing monotematico del mercato) interdisciplinari, multidisciplinari esegeti di un'arte totale, poliedrica e Rinascimentale (Architettura, scultura, arte, poesia, design), sulla scia degli amati maestri Le Corbusier e Munari...dotato di Visione futura, CreAttività illimitata e poesia appesa alle grucce della sua immaginazione. Della sua Architettura sviluppata sul concetto di “Sottrazione”, nessuno meglio di lui stesso può parlarne: “L’architettura è il risultato di una sottrazione della realtà, un azzeramento, alla ricerca dell’anima del luogo e di chi la abita. Resta solo l’essenziale materia e spiritualità.”

I tanti progetti realizzati sono a testimonianza di questa poetica, ma la cosa che colpisce subito del suo lavoro (e non solo Architettonico) non è tanto la sintesi che riesce a cogliere e a donarci, quanto la carezza esistenziale e il respiro di bellezza che le sue opere restituiscono, dalle sculture rosse messe su alcuni edifici da lui realizzati, ai libri d’artista o poesie visive sempre in contaminazione tra parola e immagine, pensiero e realtà, fino a scavare l’anima delle cose. (Donato Di Poce)
Planetary House di Giovanni Ronzoni © 2018 (cover image)

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I colori di una vita: diario di un artista di Paola Scialpi

Non è raro il caso di Artisti che scrivono anche poesie e viceversa, e non è da meno l’esperienza di Paola Scialpi, che ci fa dono di questo libro (I colori di una vita), che recano come sottotitolo Diario di un’Artista. Questo libro è in realtà un vero piccolo canzoniere d’amore per la vita e l’arte ed è impreziosito dai disegni che incastonano versi (perlopiù sestine e ottave e altre forme brevi), 30 poesie e 30 disegni, che hanno la grazia dell’armonia e della consapevolezza, corroborate da un’energia positiva che attraversa tutto il libro ma che trova in alcuni disegni il dono dell’esemplarità e dell’osmosi. (dalla prefazione di Donato Di Poce) 


La sensazione che si ha nella lettura dell’opera è quella di essere seduti davanti ad un fuoco, dove le poesie sono il fuoco stesso che sprigiona calore sulla pelle del lettore. (dalla post fazione di Chiara Evangelista) 

Paola Scialpi pittrice, artista, attiva già dagli inizi degli anni settanta ha collezionato numerose mostre ed eventi unici sia in Italia che all'estero tra cui America (New York), Turchia, Kosovo, Emirati Arabi comparendo nelle più prestigiose pubblicazioni d'arte. Il suo impegno nel mondo dell'arte si è mosso sempre con l'obiettivo di porre in primo piano la necessità che l'artista sia veicolo di denuncia sociale per questo dagli anni novanta ha utilizzato l'arte per affrontare soggetti attuali e spinosi come l'immigrazione, la violenza sulla donna, la prostituzione minorile, l'emarginazione. Hanno scritto su di lei numerosi critici, giornalisti, docenti universitari e poeti tra cui: Luciano Caramel, Toti Carpentieri, Stefano Cristante, Donato Di Poce, Chiara Evangelista, Lucio Galante, Massimo Guastella, Raffaele Gorgoni, Antonella Marino, Pietro Marino, Maurizio Nocera, Marina Pizzarelli.- Cura editoriale Giuseppe Mauro

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ARTAUD: il poeta e il suo doppio di Donato Di Poce

Antonin Artaud è un Autore complesso e a tratti contraddittorio che negli anni ha trovato lapidatori ed esegeti che lo hanno condannato frettolosamente al ruolo del poeta maledetto e folle e al canone della crudeltà, ignorando il suo immenso bisogno d’amore e d’empatia. Artaud opponeva alle vicissitudini infelici della sua vita una sorta di libido pre-linguistica e aurorale, una libido sapienziale e metafisica, al martirio del corpo, accompagna una decomposizione verbale e un dissanguamento segnico, opponeva l’ecolalia cosmica, alla libido affabulatoria e deviante del linguaggio dell’IO. Illustrazioni dell'artista Emanuele Gregolin. Contributi critici di Alessandro Vergari e Nicola Vacca Who is Donato Di Poce? Search on Google


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Mors Tua Vita Mea di Geraldine Meyer

“Queste di Geraldine Meyer sono storie estreme che ci imbarazzano. La sua scrittura scortica, scava sotto il velo delle nostre apparenze, delle nostre ipocrisie”. dalla prefazione di Nicola Vacca

Il male, quello di tutti i giorni, è cosa che riguarda tutti. Nessuno può dirsene esente. Ma nessuno pensa di compiere il male che, spesso, viene percepito come istinto di sopravvivenza. Il compito della letteratura però non è quello di giudicarlo ma, semmai, quello di raccontarlo. È quello che provano a fare questi racconti in cui ciò che resta è una domanda: se nessuno è innocente, allora nessuno è colpevole

Geraldine Meyer è nata a Milano cinquantatré anni fa. Ora vive nella splendida Tuscia viterbese. È stata per ventisei anni libraia e ha collaborato con alcune case editrici come Giunti e Astoria. Per alcuni anni ha svolto collaborazioni nel mondo del web scrivendo contenti per siti internet e curando blog di carattere economico. Ora coordina la rivista letteraria on line Lottavo.it

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L'ora del buio di Giuseppe Perrone

“Il poeta davanti alla realtà deve avere uno sguardo disincantato. In uno stato di vigilanza, il suo compito è quello di attraversare l’esistenza senza mai chiudere gli occhi e soprattutto raccontando quello che vede Giuseppe Perrone ne L’ora del buio si fa poeta civile e con le spalle al muro scrive poesie prendendosi cura delle parole per mettere nero su bianco tutta la precarietà di noi esseri umani davanti alla decadenza in cui siamo precipitati. Poesia che guarda in faccia lo sgomento, l’indifferenza di questo lungo e interminabile viaggio al termine della notte che noi come umanità disumana abbiamo scelto di intraprendere da incoscienti senza preoccuparci delle conseguenze che ci porteranno all’estinzione. «L’uomo è il cancro della terra» scrive Emil Cioran. Giuseppe Perrone, come uomo e come poeta, ha preso coscienza di questa pericolosa e irreversibile deriva. Come poeta, che prima di tutto è uomo, scrive nel solco di una consapevolezza. L’ora del buio è il libro di un poeta e di un uomo che ha gli occhi aperti sulle macerie.” (dalla postfazione di Nicola Vacca curatore della collana Z)


Giuseppe Perrone è nato a Taranto nel 1959 e svolge l’attività di medico. Nel 2013 pubblica Tra i passi e le strade (Manni editori), il suo libro d’esordio. Nel 2017 esce La carità delle parole (Luoghi interiori)

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Contro Venere di Alessandra Merico

“Fosse anche stretto tra le mie dita, io lo vedrò il tuo cuore bruciare all’inferno.” Così si apre  “Contro Venere”, un libro che parla d'amore e di guerra. Di una guerra d'amore ma non per l'amore stesso. Per amore della guerra. Parla di armi e di baci. E di baci usati come armi. Parla di potere all'interno dei rapporti. Parla di disturbi affettivi. E di due persone che potrebbero amarsi ma non ne sono capaci. E per questo si annientano. "Certo è che il libro che tenete tra le mani ha dentro una certa quantità di esplosivo, e va maneggiato con cura. Quella cura che se manca uccide Venere. Vediamo di non essere altri killer." Dalla prefazione di Davide Rondoni


Alessandra Merico nasce a Maglie (Le) nel 1986. Nel 2012 si diploma all’ “Accademia Internazionale di Teatro” di Roma. Nel 2013 vince il “Teglio teatro festival” in Valtellina con “ODI A SE. Soliloqui e dialoghi di solitudini nell’Odissea” scritto, diretto e interpretato dalla stessa e dal collega Giuseppe Zonno. Nel 2016, per Rai fiction, produzione Endemol, prende parte a “Scomparsa” regia di Fabrizio Costa. Nel 2017 pubblica con I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno la sua prima raccolta poetica Contro Venere con la prefazione di Davide Rondoni.

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Romanzo caporale di Annibale Gagliani

La fine dell’uomo nel caos italiano. Sulla terra vermiglia della Cava di Bauxite, a Otranto, il suicidio narra, attraverso il flusso di coscienza, la vita da cacciatore di lucciole del protagonista, che ricorda l’Alì dagli occhi azzurri di Pier Paolo Pasolini. Un condottiero possibile del Kenya, animato da due modelli filosofici: don Donato Panna e Thomas Sankara. La corruzione politica del suo Paese lo costringe a fuggire in Italia col sogno di costruire un avvenire di pace per la sua famiglia. La disumana navigazione sul Mediterraneo lo conduce in una terra intollerante, avvolta da buio impenetrabile. Ma lui, come Sisifo, porta il masso sopra la montagna. Diventa schiavo del caporalato, ma non s’arrende: sfida il Fattore C sedimentato tra le sinapsi della gente comune. La tragedia, dalla sequenza circolare, ha due insegnanti autorevoli: la storia e il dolore. Il giovane antieroe è l’effige più lucida dello stoicismo di Lucio Anneo Seneca. Annibale Gagliani nasce il 4 ottobre 1992 a Mesagne (BR). Professore di lettere, giornalista pubblicista, scrittore. Nel 2018 ha pubblicato i saggi Impegno e disincanto e Ground zero con IQdB Edizioni. Romanzo caporale è il suo terzo lavoro editoriale. Credits Prefazione di Fabrizio Peronaci / Postfazione di Raffaele Gorgoni

In copertina una fotografia di Massimo Bietti fotoreporter premiato dal National Geographic
 

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https://www.amazon.it/Romanzo-Caporale-Annibale-Gagliani/dp/1686770707/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&keywords=annibale+gagliani&qid=1567842697&s=books&sr=1-1

 


 

Lampi di verità di Donato Di Poce collana Z diretta da Nicola Vacca

"Con l'immagine dei lampi il poeta esprime una misura e delinea una via di accesso. Nella notte sempre buia del nostro vivere politico e civile, le folgori squarciano il tessuto omogeneo del reale e sfaldano la trama compatta delle banalità e dei pregiudizi, aprendo per pochi attimi, nel battito di ciglia di un'epifania, fenditure e crepe, oltre le quali intravedere sentieri di sopravvivenza. 'Lampi di verità' è una raccolta articolata in due parti; la prima consegna il titolo a tutta l'opera, la seconda è declinata su un versante di 'bellezza'. Una biforcazione? No, piuttosto, due attributi della stessa sostanza. Già il pensiero greco ci richiama alla sintonia di 'bellezza e verità' [...] . Il poeta ha in tasca una fragile matita da cui sgorga la lacrima dell'oppresso. Il poeta spezza la matita come spezza il pane, offre al prossimo un'intuizione, una scheggia di vita estratta dalla carne, e, se riceve in cambio sputi anziché sorrisi, sa che questo è l'inconveniente di ogni dono. La poesia soffierà, comunque, sulle braci del sacrificio." (dalla Prefazione di Alessandro Vergari) 

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NUMERI E STELLE: NUMBERS AND STARS, NÚMEROS E ESTRELAS (nuova edizione) di Laura Garavaglia

L'attenzione dell'autrice è rivolta a grandi figure storiche della matematica occidentale: dagli antichi Pitagora e Archimede ai moderni Cantor e Riemann, senza dimenticare, a chiusura di lista, il geniale quanto sfortunato Alan Turing, vittima di quel potere britannico moralistico e intollerante che ne condanno' la "diversità". I versi, oltre a ricordarci con pochi tratti le singole problematiche, ci informano dell'humus esistenziale-esperenziale dei protagonisti. (dalla prefazione di G. Isella). Cura editoriale Giuseppe Mauro


Laura Garavaglia è nata a Milano nel 1956. Vive e lavora a Como. Poeta e pubblicista, ha collaborato alle pagine culturali dei quotidiani “Il Giornale”, “Il Corriere di Como”, “L’Ordine”. Ha insegnato materie letterarie nelle scuole superiori della provincia di Milano e della città di Como. Ha fondato e presiede l’Associazione culturale “La Casa della Poesia di Como” ed è organizzatrice e curatrice del Festival Internazionale “Europa in versi” che dal 2011 si tiene ogni anno a Como. Ha pubblicato cinque libri di poesie, tradotti in varie lingue. Sue poesie sono pubblicate in molte riviste e siti letterari italiani e stranieri. È invitata a numerosi Festival Internazionali di poesia (Danimarca, Germania, Romania, Kosovo, Colombia, Vietnam, Giappone, Corea ecc.). www.lauragaravaglia.itTraduzione in inglese di Annarita Tavani. Traduzione in portoghese di Viviane de Santana Paulo. Prefazione di Gilberto Isella

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Ti seguii per le rotte di Marcello Buttazzo

  (...) Queste poesie di Marcello spostano ancora più oltre la sua scommessa con la vita, con l’amore, con il senso lirico dell’esistenza. È...