Questo saggio intende esplorare un aspetto di grande importanza per la comprensione della personalità eclettica di Emilio Villa, illuminando un nucleo di pensiero antropologico alla radice della dimensione artistica e dimostrando il nesso consequenziale dell’unità della lingua, del pensiero, dell’arte e del sacro: giunge così a inverarsi il rapporto, indissolubile nella dimensione originaria, tra scrittura e immagini, in un’unità sostanziale delle manifestazioni espressive umane. Prendendo spunto dalle incisioni rupestri di antiche caverne, in Francia e in Italia, Villa attribuì a queste manifestazioni “primitive” un ruolo pionieristico all’origine dell’arte e un senso di ri-generazione del mondo. Pertanto, le riflessioni proposte in questo saggio intendono porsi come contributo per una lettura più approfondita della personale riflessione di Emilio Villa nei confronti dell’arte, da cui emerga il fondo abissale della sua originale e archetipica concezione artistica. (GABRIELLA CINTI, 14 APRILE 2019)
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